Le misteriose ombre del Primiero
Questo lavoro è frutto esclusivo della fantasia dell'autore, Daniele Ruta.Esce a puntate, come i romanzi d'appendice dell'Ottocento... con cadenza riferita al suo gradimento social.Premessa ora che il giallo cominciaLe misteriore ombre del Primiero fa parte della raccolta dei racconti in giallo del ciclo "del Freddo e della morte". Un lavoro di narrazione dei gialli della montagna che nascondono tutti una chiave di lettura comune, un mistero o un sentire che riaggancia i racconti lasciando al lettore la sensazione di trovarsi dentro una storia che viaggia parallela con tutte le altre nonostante che un racconto finisca e un altro cominci.È notte magica di stelle. Un vecchio signore guarda il cielo e piange. I rumori del fiume regalano agli uomini e agli animali inaspettate liberazioni. L'ombra aspetta. Le grandi cime, le potenze estese delle montagne, le loro catene vigorose che legano una potenza all'altra e poi distinte, regali, le pale di San Martino che scendono alla vista del mondo con superbia.Anche questo mondo aspetta, aspetta, aspetta l'ombra. Un uomo, la stessa notte, vicino al fiume nasconde un suo segreto. Sei mesi prima l'ombra aveva scelto di fissare la sua grande immagine accettando l'abbraccio di solo tre delle montagne. Allora comparve un grande orso come ombra. Poi comparve un grande lupo come ombra. Un orso e un lupo insieme, illuminati dalla luna, sonnecchiavano dentro la scena circoscritta dalle Pale, fratelli di roccia dormienti e vanitosi.Quella notte le ombre non furono viste da nessuno. Quella notte la natura degli spiriti, delle anime, delle potenze liberate aveva compiuto una delle sue vendette. A Feltre, sempre di notte, le potenze liberate erano arrivate a pilotare il sonno, la coscienza, la vita di un individuo perché fosse risucchiato da un potere assoluto e incontrollato.Si era svegliato sudato e spaventato come se fuggisse da un incubo. In pigiama aveva sceso le scale di casa. Una voce lo rincorreva: "Primiero, Primiero, Primiero". La natura delle ombre aveva programmato il suo destino. I carabinieri della piccola località di Imèr furono allertati il giorno dopo quando ricevettero la telefonata di un pescatore.Una pompa di benzina, un ponte. Una mattina fredda lungo il confine che traccia le geografie distinte di due comuni della montagna. Mezzano e Fiera di Primiero sono come due coincidenze di bellezze estreme ma in verità divise dagli interessi degli uomini.C'è un pescatore che guarda distratto il fiume. La sua azione di svago è rallentata, come meccanica e monotona. Il suo tempo libero lo dedica alla pesca e alla lettura di libri gialli. Gli piace in particolare un autore che ha inventato il personaggio di un commissario che opera nella provincia siciliana di Ragusa. Ma si è sempre chiesto il pescatore:"Perché, perché è tutto rappresentato? I luoghi,i paesaggi,le città... ma poi questo commissario,c he vive nei libri e nella televisione, si trova sempre in posti con nomi inventati, perché? Non vuole forse lo scrittore?. Se è quella la città, Ragusa, ma allora perché la si chiama con un nome inventato?".E poi ancora nel pensiero del pescatore:"Se io scrivessi un giallo ambientato nella provincia di Trento, tra le sue comunità… io… io parlerei dei comuni, delle realtà, delle città e li citerei con il loro nome, quello vero".Il verde delle montagne, le divine grandezze, il vento e l'aria, i promontori, c'è tutto in un solo istante nella percezione del profumo e della pulizia della natura. Una pista ciclabile, un sogno. Passi lasciati, impronte forti calcate nella neve non contaminata. E lui, il pescatore, ora più attento nel guardare il fiume, ora più attento al movimento della sua preda. Il pesce si dibatte e l'esca, l'amo ,tutto ciò che serve per la caccia si imprigiona attorno alla vera vittima finale. È il cadavere dell'uomo divorato ora dalle acque dopo aver vagato un tempo lungo,in fuga da visioni orripilanti. È lo stesso uomo che aveva lasciato di notte Feltre. Lo stesso perseguito dalle ombre.Un cadavere, un rebus che col tempo diverrà un vero rompicapo. La gente della comunità, non abituata ad eventi così funesti, si stringe nell'ipotesi di un incidente e anche le autorità segnalano alla stampa che le indagini vanno in questa direzione. Tuttavia la loro reazione è spropositata e inusuale e il protocollo che viene applicato rende al cadavere l'onore di un morto importante. Tutti i massimi vertici di polizia della provincia si recano sul posto e decidono di trasferire la salma a Trento ma in un obitorio speciale sorvegliato e sotto il diretto controllo della questura. Una scelta giustificata apparentemente dal fatto che non si conosce l'identità e che dunque bisognerà congelare la salma, fotografare la faccia del morto, diramarla, probabilmente, in attesa che si faccia vivo qualche familiare che svegli il vero profilo dello sventurato trovato praticamente nudo e senza documenti.Un commissario di polizia di Milano in vacanza si reca a trovare un suo caro amico e collega e sente in questura uno stato di tensione molto particolare. La sua pelle vibra, come la pelle d'oca, e lui sa quando questo succede. Sa, ha vissuto questi momenti, ne percepisce i significati e comprende, comprende qualcosa ma non parla e non intende nemmeno tradire i suoi sentimenti ma fa una domanda al vice ispettore suo amico:" Dai, con me puoi parlare, che cosa sta succedendo? Cosa credi che non riconosca le facce?" Il vice ispettore prende fiato e risponde: "È una cosa pazzesca, incredibile... due suicidi nell'ultimo mese, ma erano due uomini importanti". "Si, ho letto qualcosa, l'uomo politico e poi lo psichiatra, ma questo che diavolo di relazione..."."È questa la cosa pazzesca. In genere cosa fa un uomo prima di suicidarsi?". "Bèh, cosa fa? Lascia qualche scritto, un saluto ai familiari o la spiegazione del suo gesto." "Ecco appunto... e sai invece cosa abbiamo trovato a casa del politico e dello psichiatra? Sai cosa abbiamo trovato e nella stessa posizione?" "Che significa nella stessa posizione?"
"Tutti e due gli uomini erano seduti in una poltrona che gli consentiva di guardare la televisione che abbiamo trovato accesa sullo stesso canale. Entrambi portavano ancora in mano la pistola che avevano usato per colpirsi alla testa… e poi...". "E poi?". "Sette fogli di carta, posizionati accuratamente sotto il televisore, ordinati per pagina, la stessa carta, la stessa, tutto lo stesso." "Accidenti… Che cosa vuoi dire, che cosa vuoi dire con tutto lo stesso?". "Erano sette pagine di un racconto, lo stesso racconto, scritto con una vecchia e mitica lettera 22. Tutto uguale... tutto uguale.. tutto uguale".Una ripetizione ossessiva che lascia inebetito il poliziotto di Milano che cerca allora di incoraggiare, spronare il suo amico a dire di più: "Prova un po' a calmarti, ti prego, ricominciamo. Partiamo dall'inizio, sai, io sono un po' confuso. Dimmi, che cosa collega queste morti con il cadavere del fiume?". "Il racconto, le sette pagine del racconto, ma, in verità non è proprio un racconto compiuto. È come se ogni pagina fosse un racconto a se, diverso dagli altri. In sostanza sette racconti diversi". "Ti prego, aspetta, torniamo alle tracce iniziali. Se ho capito bene... i racconti sono uguali". "Uguali. È stata usata la stessa carta, la stessa macchina da scrivere. L'autore ha copiato esattamente i due testi senza nessun errore, senza che si colga nessuna differenza. Una virgola fuori posto? Un carattere diverso? Niente, niente. I due testi sembravano in fotocopia ma l'operazione è stata manuale e perfetta!". Un politico potente, un luminare e riconosciuto scienziato della mente anch'esso molto temuto. Avevano fatto la stessa fine, una morte in copia. Abitavano nella Piazza Duomo a Trento e i loro appartamenti si trovavano alla stessa altezza, nello stesso perimetro e con le finestre una di fronte all'altra. Il quattro settembre i vicini sentono uno sparo. Il politico è rintanato in casa, è solo. L' 11 settembre, ad una settimana esatta e alla stessa ora, la governante dello psichiatra sente uno sparo e si precipita nello studio del professionista. Davanti alla scena comincia a gridare e poi sviene. La polizia non ci capisce niente. Poi quelle stesse pagine, quelle stesse copie, sotto il televisore. Sette racconti diversi analizzati, per mesi e mesi, dagli investigatori. Passaggi inquietanti in tutte le pagine.La pagina uno comincia così:" Qui leggerete che cosa è successo veramente allo psichiatra...". La pagina due: "Qui leggerete che cosa è successo veramente a questo presunto politico potente". E la pagina tre che carica i brividi nel sangue: "Venne trovato un cadavere nel fiume Cismón all'altezza di un ponte tra i paesi di Mezzano e Fiera di Primiero. Ma il corpo non resisterà e si trasformerà per rendere ancora più potenti e invincibili le ombre...".Una notte bellissima e stellata in Val D'Ultimo quando un pastore, che non dorme quasi mai, avvista un incendio nei boschi e lancia l'allarme. Ma non è un vero incendio dei boschi. Un agente del Corpo Forestale lo intende alla vista, a bordo dell'elicottero, quando il velivolo si avvicina alle fiamme. È una macchina che brucia, una jeep di grossa cilindrata attrezzata per la caccia in montagna. All'interno vengono rinvenuti i corpi carbonizzati di tre cacciatori che otto ore prima avevano concluso la loro feroce tattica di annientamento di una mamma orso, un plantigrado anonimo, senza schedatura e collare di riconoscimento.Un animale in sostanza assolutamente sconosciuto a tutte le autorità dei territori confinanti. I tre cacciatori avevano avvistato per caso l'orso e il suo cucciolo, si erano divisi i compiti di caccia, accerchiato la famiglia e consumato la strage. Dapprima si erano divertiti a sparare sul cucciolo per godere della reazione della madre e rendere l'evento più emozionante. Poi avevano giurato insieme di non raccontare a nessuno l'accaduto, nemmeno ai più fedeli membri delle famiglie. Infine avevano concordato di caricare le due carcasse sulla jeep per poi nasconderle in un maso di proprietà di uno dei cacciatori dove sarebbero tornati il giorno dopo. Ma per fare cosa?Intanto, sempre più confusa, la polizia di Trento, invia le sette pagine del racconto ad un criminologo di Roma chiedendogli aiuto e discrezione. È un professore di settanta anni che con le sue consulenze qualche mistero del paese lo ha risolto. Ma quelle sette tracce per lui non sono convincenti e gli appaiono un trucco, una sorta di depistaggio. Si china sulla pagina quattro e legge: "La mamma orso e il suo cucciolo sono tornati liberi e felici vagano tra la natura potente, diretti, senza meta, verso le divinità delle montagne lasciandosi alle spalle i fuochi dell'inferno dove, lentamente, bruciano gli assassini".In città tutti conoscevano, rispettavano, a volte temevano i due suicidi. Legati, per trent'anni, nella vita e, ora, nella morte, da un diabolico connubio. Lo psichiatra Gaetano Landirenti aveva cominciato la sua splendida carriera a Caltagirone, in Sicilia, ma le sue origini, che aveva saputo amalgamare con la doppiezza, lo volevano siracusano e bizantino. Tanto che la voce popolare dell'isola così lo liquidava: "È siracusano". Già da studente di medicina aveva capito da che parte stare. Sapeva riconoscere i colori del potere e sapeva che la psichiatria era una perfetta macchina da guerra che gli avrebbe dato potere e la possibilità di ingraziarsi il potere con i suoi favori. Aveva anche capito che nel sud, prima o poi, avrebbe dovuto buttare una delle maschere e schierarsi.Sarebbe stato costretto apertamente a scegliere un clan, una banda e conservare la faccia buona solo per chi non faceva parte della sua famiglia. Mentre il nord, moderno, europeo, gli avrebbe lasciato libertà di campo. La faccia buona per tutti, quella cattiva solo per se e qualche altro. Pochi animali che non facevano branco. Ma era davvero così il nord moderno? Europeo civile e sviluppato?Comunque fosse, i suoi trenta anni di connubio criminale gli dicevano che aveva fatto la scelta giusta. Era diventato amico di uno squallido burocrate politico piccolo piccolo e insieme, facendo strada, erano diventati grandi per l'occhio sociale. A Trento tutti conoscevano il politico come "L"Innominabile" e insieme si appoggiavano, si tutelavano, si coprivano. E si ricambiavano. L'innominabile alternava la politica con la fiorente attività nelle costruzioni dandosi vanto delle sue case belle, solide, perfette. Con i terreni rivalutati dalla politica dove crescevano i suoi funghi . E più crescevano più era evidente il danno e la rovina di pastori e contadini che, avendo creduto alle lusinghe e al miracolo del denaro ma solo nel tempo breve, si sarebbero poi svegliati dal sonno e inteso, con l'arrivo dell'incubo, di essere stati fregati. Alcuni davano battaglia e allora entrava in campo il "siracusano" che, di anno in anno, grazie all'innominabile, accresceva il suo prestigio diventando docente universitario, consulente giudiziario, e grande confessore dell'aristocrazia trentina.E così, amato dai magistrati, rispettato dai suoi studenti, idolatrato dalle donne in crisi coniugale, lasciava cadere un cenno e decretava la rovina degli "ignoranti" che avevano osato portare in tribunale il palazzinaro.E gli bastava poco, molto meno di quanto necessita ad un aguzzino. Lui faceva la diagnosi, consigliava i ricoveri, riteneva necessari i trattamenti sanitari obbligatori per il manicomio. Era un gioco facile, a triangolo. Avvocato, magistrato, psichiatra. L'avvocato dell'Innominabile diceva al magistrato: "Eccellenza, la reazione di questo contadino è spropositata, occorre una perizia psichiatrica!". E a firmare la perizia c'era sempre lui: "È pazzo, è pazzo".Andava così con famiglie distrutte, donne plagiate per il piacere sessuale del connubio criminale e "ignoranti" che al gusto di mangiare le verdure delle campagne ora meglio riconoscevano il conforto devastante dello psicofarmaco.
L'innominabile aveva costruito la sua carriera politica contrastando sempre e apertamente le infiltrazioni nell'edilizia di mafia, ‘ndrangheta, camorra, sacra corona unita e delle bande sparse. Una studiata fissazione che lo portava a dire che esisteva finanche la mafia vegetariana. Una volta, un suo collaboratore cacasotto, gli pose un problema che sentiva sulla sua pelle: "Non potresti abbassare i toni, io ho un po' di paura". E lui così rispose: "Cretino,cretino! Ma non capisci che a tenerli tutti lontani questi terroni di merda alla fine ci guadagniamo... che siano onesti o disonesti, buoni o cattivi, non li facciamo passare e ci pappiamo tutto noi! E poi ricordati che con la nostra mafia alpina prendiamo tutti con la vasellina!".Tutto questo alle potenti ombre delle montagne non interessava. Le stelle stavano a guardare. Sapevano le ombre che tutto sarebbe stato rimandato alle dimensioni opposte e parallele. Finché, un giorno, il connubio criminale commette un vero errore. La questione ora non è più l'umanità, la sua bassezza o le debolezze di chi, perdente, cade, ma se vincente meglio si presta a fare le stesse cose dei carnefici. La questione qui, ora, è il vero amore, tenero e incondizionato, l'amore di un bambino, l'amore del suo cavallo bianco.Andrei è un ragazzo triste e solo, con poco amore, quello di sua madre a cui è attaccato dalla solitudine. Per suo padre la madre è una donna troppo cattolica, troppo onesta, troppo buona. Andrei è un ragazzo smarrito che rinasce grazie a Metit, la sua cavalla bianca. La famiglia vive tra le campagne e le montagne in una bella ma modesta casa che guarda a destra alle pale di San Martino e a sinistra sviluppa la vista dei campi e dei boschi lanciati fino al paese. Quando il padre contadino muore lascia alla famiglia la casa, qualche soldo e due pistole Luger, usate dai tedeschi nella seconda guerra mondiale. E poi Metit a cui aveva chiesto di donarsi per il figlio che il padre sapeva incapace di parlare agli uomini e ancora troppo piccolo per cercare una risposta a questo perché, poiché il suo spazio era ancora troppo stretto. L'uomo, una sola volta, prima di morire, guardò Andrei e Metit, insieme, nel campo. E capì di avere fatto con quel regalo l'azione più bella della sua vita. Andrei non aveva bisogno di parole per amare. E a Metit bastava sentire il corpo del suo ragazzo per sapere di essere amata. Il bosco tratteneva i venti e poi li rimandava a quel contatto. Pelle e pelle, amore e amore, senza parole.È notte in tutte le montagne. L'energia si accende. Si conosce l'azione. Mai preventiva ma successiva delle ombre, successiva sempre. E l'energia si prepara e scrivono le ombre. È tutto già scritto nella quinta, sesta e settima pagina del racconto rinvenuto dalla polizia a Trento. È la prova di quello che è già successo, di ciò che succede e di quello che succederà. A Roma il criminologo sfoglia le pagine e poi le rimette insieme. La prima, la seconda, la terza, la quarta. Decide di ricominciare la lettura ma dal foglio cinque. E legge, tutto legge: "Ecco, questo è successo, succede, succederà, per la mamma orso e per il suo cucciolo, per il bambino e il cavallo bianco, per il cadavere del fiume, per il fuoco dell'inferno".Un uomo scende con la sua macchina da Passo Rolle. Il sole si allontana e le rocce, le montagne ora appaiono ostili e minacciose. Dall'alto una straordinaria coperta di nubi trasforma gli scenari, copre, chiude la valle. Non più sassi ma acque, un grande oceano di sterminati flussi. E poi, lasciati i flussi, l'uomo ora in valle con l'oceano sopra la testa. Alberi, alberi. La strada, la curva. Un orso, un cucciolo di orso, un cavallo bianco. Fermi, con l'attesa, perché vogliono essere guardati. La nebbia, un albero, strade e curve. E l'uomo in macchina si chiede: "Dove sono andati?". Un'ombra schiaccia gli sterminati flussi. Si dileguano le nubi. La luce intensa della luna trafigge il posto, quel posto. Nel punto esatto dove gli animali sostavano per essere guardati.Il Corpo Provinciale della forestale di Bolzano aveva eseguito il suo protocollo con la perfezione tedesca e consegnato le successive indagini alla polizia. I cacciatori carbonizzati erano stati identificati. Uno era molto conosciuto in Val D'Ultimo per la sua assenza di umanità verso gli uomini e gli animali che erano naturalmente più esposti e meno protetti. Solo i fucili erano stati risparmiati dal fuoco, strana circostanza che investiva di confusione anche le autorità altoatesine. Le armi si trovavano per terra, nel campo, lontane dalla jeep ed erano posizionate come a formare una figura geometrica con una punta rivolta verso il nord. L'esame balistico aveva stabilito che tutti e tre i fucili avevano sparato all'incirca otto ore prima.La polizia perquisisce il maso del cacciatore disumano dove gradiva portare le sue prede per farsi fotografare con loro e poi procedere ad un costante e certosino lavoro di imbalsamazione delle carcasse. Tutti infatti si aspettavano di trovare all'interno del maso un numero sproporzionato di vittime. E invece, tra lo stupore, la polizia non trova niente. Nemmeno tracce, peli di orso, artigli, niente di niente. Il maso appariva ora come l'abitazione di un francescano.Il criminologo di Roma riceve informazioni continue dalle autorità che suonano come una ricerca disperata di aiuto. E comincia a credere che la scienza non può spiegare tutto e si trova a disagio per questo. Vorrebbe ancora ancorarsi alla sua razionalità ma diventa difficile, difficile man mano che legge tutti i rapporti di polizia che gli arrivano dal Trentino Alto Adige.Un uomo che dice di aver visto un orso, un cucciolo di orso e un cavallo bianco sulla strada per Passo Rolle. Il maso di un carnefice cacciatore in Val D'ultimo senza più nessuna traccia di animali imbalsamati e un bambino di San Martino di Castrozza che piange disperato la scomparsa di Metit, la sua cavalla bianca. E una vicenda insolita che mette in allarme tutto il soccorso alpino delle Dolomiti.Tra le Pale di San Martino esiste una stazione di rilevamento unica al mondo che registra le temperature più basse tra quelle montagne. Da diversi mesi, ma solo di tanto in tanto, la stazione rileva picchi altissimi di calore che si estinguono nell'arco di pochi minuti con la temperatura che torna ad abbassarsi ai livelli precedenti. I ricercatori, stupiti e preoccupati, cominciano a piazzare centraline di rilevamento un po' da tutte le parti ma solo nelle zone dove le temperature si abbassano a livelli incredibili con picchi di meno 20, meno 30, e questa assurda impennata di calore viene registrata. Appare come un fuoco che si accende potentissimo e si spegne. Da meno 30 si passa a 20, anche 30 gradi e in pochi istanti tutto ritorna come prima.
L'innominabile stava per realizzare la sua più grande manovra speculativa che lo avrebbe reso l'uomo più ricco e potente del Trentino e lanciato la sua carriera politica fino ai palazzi più alti dei vertici nazionali. Con finanziarie e banche straniere si era garantito l'appoggio di tedeschi, inglesi, francesi e capi di governo di mezza Europa. Tutti i problemi pertanto erano stati superati, compresi i vincoli ambientali del Parco del Paneveggio. L'operazione stava per partire.La più grande Disneyland della neve. Una cosa mai realizzata prima, da nessuna altra parte. Un parco dei divertimenti di gran lunga superiore a quello francese e di poco inferiore a quello americano ma con la differenza che questo sarebbe stato tra le montagne, tra le nevi e dunque molto differente. Una ricaduta economica senza pari avrebbe trasformato tutta la valle che da territorio sonnecchiante sarebbe diventato una Las Vegas di riferimento per tutto il mondo.Osteggiare una cosa così nel sud Italia significava firmare la propria condanna a morte. E nel nord mitteleuropeo cosa avrebbe significato opporsi? L'innominabile è agitato, molto agitato e chiede con urgenza di parlare con lo psichiatra: "Questa stronza! Una stronza cattolica!". "Cerca di calmarti ora - dice lo psichiatra - calmati e raccontami tutto". "Mancava solo un passaggio, un passaggio accidenti, solo cinquecento metri di strada. Le ho offerto tutto quello che voleva a questa stronza...". "È la donna a cui è morto il marito? Ha un bambino... un cavallo?". "Sì accidenti, sì... mi ha detto che sono un uomo senza morale... un essere del diavolo che vuole trasformare in inferno i paradisi naturali e che non permetterà mai che tremila macchine al giorno passino dalla sua tenuta.". "Non ci sono alternative?". "Per arrivare al parco? Mah! Certo, potrei realizzare sette chilometri di strada fino ai duemila metri e sventrare montagne e bucare rocce, forare, forare, e con tunnel e strade... certo, tutto posso fare ma avrei bisogno di due anni di tempo e una barca di soldi e questo ritardo sarebbe la catastrofe. E non la posso nemmeno ammazzare questa stronza... non siamo in Sicilia!".Lo psichiatra lo ascolta divertito e sorride con quella carica di sadismo che si alimenta con la sua professione. Allora l'innominabile aggiunge: "Senti, adesso ho veramente bisogno di te, devi entrare in campo. Occorre un crimine della mente, una cosa che solo tu puoi architettare". Il messaggio era chiaro, bisognava liquidare la donna, il bambino, il cavallo, ma in un modo pulito, applicando il metodo psichiatrico perché non ci fosse traccia di vittime tra i giochi e i divertimenti della nuova metropoli delle nevi.Le forze dell'ordine avevano preferito non diramare la foto del morto nel fiume Cismón ma si erano adoperate con la stampa locale affinché, con un appello alla popolazione, qualcuno potesse dare informazioni su quell'uomo ora cadavere. Il messaggio aveva dato, per ora, un solo risultato. Un contadino del Molarén si presenta alla locale stazione dei carabinieri di Imèr e chiede di parlare con il maresciallo, uomo con il sangue del sud e la cultura del nord. Una perfetta sintesi dell'unità d'Italia. Molarén è una località che sovrasta dall'alto, con le sue bellezze dei boschi, il fiume Cismón e il contadino, una mattina presto, accende la sua macchina gelata per andare a Trento. Il maresciallo ama sintetizzare e sapere tutto: "Mi dica, cosa ha visto?". "Vede, io scendo da Molarén alle tre di mattina, sa, dovevo prendere un treno presto a Trento, un mio cugino si sposa a Verona, cose di famiglia...".Allora il militare lo incalza sulla questione: "Lei ha detto di sapere qualcosa...". "I giornali maresciallo, dicono... se qualcuno sa di questo annegato... insomma. Ma io non so se è la stessa persona che ho visto". "Ecco, venga al dunque, cosa ha visto?". "Proprio mentre stavo per arrivare ad Imèr, all'altezza del municipio, un uomo vagava per strada, barcollava... sembrava ubriaco... vede… lei ha visto quel film su quel dottore che si trasforma... mi aiuti, come si chiamava quel film? Ah! aspetti...lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde...". "Ma che diavolo c'entra dottor Jekyll?". "Sì, c'entra, perché quell'uomo non era ubriaco. Un momento sembrava a posto e poi... cambiava e cominciava a gridare, io volevo fermarmi ma ho avuto paura... ma con il silenzio della mattina presto si capiva tutto quello che diceva...". "E che diceva?". "Io ho capito solo tre cose...". "Si cosa?". "Prima ha detto "andate via, andate via, ho capito cosa devo fare, ma lasciatemi in pace…" Poi: non farò più del male, non farò più del male...". "Come se parlasse con qualcuno?". "Ecco... sì, proprio così, ma non appariva pazzo, sembrava che parlasse veramente con qualcuno, ma dopo ha cominciato a gridare, urlava frasi sconnesse, commentava tutto quello che vedeva, e rideva, rideva...". "Non ricorda altro?". "Si è messo a ridere dicendo "ma che diavolo ci fa qui la bandiera francese", forse si riferiva allo stemma del municipio, ma io ho avuto paura, tanta paura...".Era lo stesso uomo di Feltre? Quello che aveva lasciato di notte la sua casa, svestito, in pigiama, quello che si era messo a vagare? Per giorni e giorni, senza mangiare, senza dormire. E se era lo stesso, come mai nessuno lo aveva visto o aiutato o segnalato quando si incamminava per le strade, per le campagne, per le montagne? Lo psichiatra siciliano lo aveva scelto come esecutore per la sua trappola. Aveva scelto l'uomo di Feltre, ma chi era veramente? Era lui il cadavere del fiume? Era l'uomo visto dal contadino?Il criminologo di Roma cerca spiegazioni con la lettura, legge e rilegge i sette fogli marchiati dalla lettera 22. Tra i passaggi esoterici, le citazioni, le enunciazioni di ciò che è successo, compaiono righe che, inaspettatamente, e con una apparente lucidità, spiegano, ma solo in parte, il movente dell'enigma: "Noi siamo le ombre, potenze di energia, noi possiamo spostare gli uomini, portarli da una parte all'altra, senza limiti di tempo e di distanza. Noi possiamo dominare gli uomini, condurli alle nostre volontà, schiacciarli e privarli di ogni reazione, sottometterli ad un potere assoluto ed incondizionato".Che cosa aveva in mente di fare lo psichiatra siciliano per andare in aiuto del suo complice? Lui credeva ciecamente in se, era tutto preso dal suo "Io" che pensava grande ma, in verità, la sua trappola psichiatrica era una cosa piccola, tanto piccola che l'aveva potuta immaginare solo dopo trent'anni di esperienza sul campo. L'innominabile lo incalza: "Aiutami, aiutami, risolvi questa situazione...". E lui, gonfio in petto, atteggiandosi ad un imperatore dittatore, superbo di se, felice del ruolo che ricopre, non più subalterno al capo ma dal capo riconosciuto come la chiave centrale che può aprire la porta principale e liberare tutta una storia, tutto un percorso, lui, semplicemente, dice: "Non sarà difficile, stai tranquillo, tutto si risolve, basta solo ammazzare il cavallo!". "Che cosa? Il cavallo? Che significa?".
Un giornalista, uno dei tanti che cercano di capire e spiegare l'incomprensibile, viene mandato dal suo giornale alla Questura di Trento per intervistare un commissario di polizia: "Senta commissario, è vero che i due suicidi hanno utilizzato una pistola tedesca per spararsi alla testa?". "Si, una Luger, e si sono ammazzati con la stessa pistola, anzi, erano due pistole praticamente identiche, avevano anche la matricola, ma le armi non erano registrate da nessuna parte e non siamo ancora riusciti a risalire al proprietario, ammesso che ci fosse".Al secondo piano della Questura, all'ufficio corpi del reato, un brigadiere comincia a gridare come un pazzo. Un agente accorre: "Che succede brigadiere, che succede?" . "Dove cazzo sono le pistole tedesche, dove cazzo sono... non mi manderanno in pensione, maledizione!!".Un bambino corre felice con suo padre, in un campo, tra i boschi". L'uomo coccola il suo piccolo: "Vedi amore, lì in alto, quelle sono le pale di San Martino". Il bambino vede qualcosa e si svincola: "Papà, papà, guarda, una macchina da scrivere, la posso portare a casa?". Il padre si avvicina e la scena non gli piace. A terra, vicino al fiume, due pistole Luger sono attaccate insieme formando una figura geometrica con la punta verso il sud. L'uomo afferra il figlio, lo trascina e si allontana. Il bambino piange, piange avendo perso il suo giocattolo. La macchina da scrivere, una Lettera 22, è appoggiata ad una roccia dove confluisce l'acqua del corso del fiume. I flussi, talvolta lenti, talvolta rapidi, toccano i tasti dell'oggetto metallico che, senza una logica, risponde alla forza della natura: "Tac, tic, tic, tac...".Andrei si alzava felice tutte le mattine. La madre gli dava un'ora di tempo per stare con la sua Metit. Dopo avrebbe dovuto lavarsi, fare colazione e prepararsi di tutto punto per andare a scuola. Ma al ragazzo quell'ora bastava. Un tempo, una eternità. Così Andrei preparava la sua scodella dove metteva un ghiotto pasto di zuccherini e biscotti e la sentiva Metit cantare e la sentiva chiamarlo perché sapeva il cavallo che c'era sempre a quell'ora l'arrivo del suo compagno. Andrei correva, apriva la stalla, abbracciava Metit avvicinandogli la ciotola e poi si accucciava sotto le sue zampe e parlava, parlava, si parlavano insieme: "Sai Metit, oggi la maestra ci darà un compito da fare, dobbiamo scrivere del nostro migliore amico. Io so che i miei compagni mi prenderanno in giro, ma io scriverò di te". E Metit rispondeva e parlava, senza parole, agitando la testa, sbruffando, muovendo le zampe.Una macchina percorre Passo Cereda, viaggia una famiglia per una vacanza. Un padre, una madre, un bambino. Avevano lasciato il Veneto per raggiungere le Dolomiti trentine. Tra le foreste del Parco di Paneveggio vedono un uomo chino su un pezzo di terra. La moglie: "Che fa quel tipo lì...?". Il marito: "Non lo vedi, sta scavando la terra, farà una buca...". E ride. La moglie fissa l'individuo che si gira di scatto. È senza faccia, non ha un volto! La donna comincia a gridare: "Accelera! Vai via da qui, più forte, vai più forte!!". Il marito, sconvolto: "Che cos'era, che cos'era?".Il commissario di Milano ha finito le sue vacanze, deve rientrare. Il suo amico e collega di Trento lo accompagna in stazione. I saluti sono meno importanti delle domande: "Sai, proprio non ti invidio. Io tornerò a tribolare con i delinquenti di Milano, ma voi qui avete una gigantesca patata bollente!". "Io preferisco non pensarci - dice il collega - anzi mi tengo alla larga. Ho pure chiesto un trasferimento alla polizia postale." "Sai mantenere un segreto?". "Certo che sì...". "Ti dirò, ho fatto una lunga passeggiata sulla pista ciclabile, da Mezzano a Fiera di Primiero. Ero curioso di vedere il posto, il fiume, il luogo esatto dove è stato trovato il cadavere". "Sì… e allora?". "Faceva freddo, ma a metà del percorso sentivo strane sensazioni di calore. Erano come ondate che mi arrivavano e le rocce, le pietre, i sassi, si riscaldavano". "Ma che dici?". "Non parlarne con nessuno...". "Certo che no... ma...". "Vedevo le rocce fumare, lanciavano il vapore dell'umidità che ribolliva!". Il treno partiva. I due poliziotti si lasciavano con gli sguardi fissi su un dubbio o un'ipotesi: "Stavano diventando tutti pazzi?".La potentissima corporation "Disneyland Dolomiten" ha la sua sede centrale in Lussemburgo. I nomi dei suoi componenti sono riservati, come quelli di una loggia segreta. I fratelli sono preoccupati e spaventati. Si chiedono che cosa si farà ora senza più l'apporto dell'Innominabile. Un uomo che era riuscito a compattare e diversificare tutti i capitali attraverso decine di finanziarie tutelate dalle leggi di paesi a regime di "paradisi fiscali". L'Innominabile era l'anello di congiunzione tra una miriade di interessi, era la garanzia dell'inviolabilità del segreto su tutto. Rimodellava il denaro, riciclava, investiva ricchezze illecite di svariate mafie. Con lui muore anche il progetto. Uno dei fratelli: "Nessuno di noi può esporsi, lo sapete benissimo. Dovremmo convocare mafiosi e criminali e, al tavolo dell'incontro, mettere le nostre facce! Diverremmo ricattabili. Ora anche il nostro denaro è a rischio, anzi è certo che perderemo i nostri soldi e saremo costantemente sotto la minaccia di famiglie che nemmeno conosciamo. Ci accuseranno di averli presi in giro, pretenderanno penali a nostro danno. Il movente è chiaro, qualcuno ha tradito per estrometterci, forse non uno di noi. Ma l'unica via di uscita ora è scoprire chi è stato!!".All'entrata della corporation i fratelli avevano deciso, a titolo di vanto, di piazzare il plastico del progetto della Disneyland del divertimento delle montagne. Una riproduzione che, in miniatura, faceva già impressione. Un'idea avveniristica, folle e visionaria, ma tecnicamente possibile con tre centrali di termo produzione di energia che avrebbero sciolto fino all'ultimo fiocco di neve, scongelato tutto il vasto perimetro, e reso accessibile l'area per tutto l'anno. Una fantastica struttura ad arco avrebbe poi inglobato il parco divertimenti sotto una cupola trasparente in plastico fuso con acciaio. Una città futuristica, marziana con dentro la visione della natura aperta, esistente, separata. Ufficialmente, nel progetto, i termo produttori di energia sarebbero stati alimentati con materiali legnosi di scarto e muniti di filtri che avrebbero abbattuto i fumi per un impatto ambientale cosiddetto zero. Ufficialmente, perché questo tipo di alimentazione sarebbe stata garantita solo negli orari di luce e visibilità. Con il buio sarebbero entrate nel gioco le famiglie, o meglio, alcune famiglie, quelle dedite allo smaltimento di svariati tipi di rifiuti. Un solo ostacolo, dopo la luce, era rappresentato dal vento. Se non c'era vento i fumi sarebbero stati visibili.Un problema risolto da un genio dell'ingegneria, uomo di una cosca che di spazzatura se ne intende: "Dobbiamo portare i tubi di scarico ad una altezza di tremila metri e affiancare, ad ogni scarico, una potentissima ventola che porta i fumi a contatto con le nebbie di montagna. E il gioco è fatto! Capisco le perplessità, occorre un investimento stratosferico, ma di soldi ne abbiamo quanti ne vogliamo. Noi dobbiamo pensare al ricavato che moltiplicherà le cifre stratosferiche tra qualche anno". La sede dorata dei fratelli in Lussemburgo era la testimonianza vivente di una differenza tra la criminalità reale e la criminalità legale. Due mondi che si erano integrati tante volte.Prima di esporre il suo progetto al capo, lo psichiatra siciliano ha bisogno di tre risposte: "C'è una cosa che non capisco... Hai sempre voluto tenere alla larga i terroni, e ora li fai entrare con tutte le loro immondizie...". "Non avevo scelta, c'era bisogno di tanto denaro fresco e fiumi di capitali, era necessario... ma ho già in mente come fare per ricacciarli tra le loro fottute terre quando non ci serviranno più". "E poi - domanda lo psichiatra - come la metti con i camion che passeranno di notte dai campi della donna, pensi che non se accorgerà? Non sarebbe meglio lavorare per farla andare via per sempre?". "No, no, desterebbe troppi sospetti, noi dobbiamo fare in modo di averla tra le nostre mani, con la paura... più la spaventiamo e più farà finta di niente". "Sì, ma tutti quei camion di notte, che passano, portando rifiuti speciali, fusti avvelenati, ogni tipo di immondizie e di schifezze… con la presenza della donna... è una testimone troppo scomoda...". "Abbiamo già ottenuto le autorizzazioni al passaggio dei camion, è tutto regolare. Le "schifezze" sono imballate e nascoste in enormi bancali di legno e confuse con i resti legnosi. Nei forni si butteranno i bancali direttamente, non se ne accorgerà nessuno".
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